Gemona del Friuli, Sabato 17 e domenica 18 settembre 2016

 

 

Locandina Lunga

La narrazione è un imprescindibile avvicinamento alla conoscenza. La conoscenza che ci appare confusa in mente si sgarbuglia e si snoda attraverso la narrazione. Ben più di discorsi calati dall’alto vale una storia ben narrata. Non può bastare la conoscenza già codificata, proceduralizzata, contenuta in documenti, già detta e ridetta. La conoscenza più importante è quella nuova, quella che sta emergendo qui ed ora. La narrazione è la forma attraverso la quale si manifesta la nuova conoscenza.
Narrazione e conoscenza finiscono così per apparire elementi di un processo senza soluzione di continuità. Ogni cittadino, ogni viaggiatore ed ogni residente, ogni studente ed ogni professore e ogni lavoratore è un narratore.
A partire da questi intenti un gruppo di lavoro, nel luglio del 2015 e nel luglio del 2016, ha progettato e condotto una sezione all’interno di Conoscenza in Festa, evento dall’Università di Udine.
Il primo anno avevamo solo qualche panca, un piccolo palco e tanto entusiasmo. Adesso abbiamo lo stesso entusiasmo ma molti strumenti in più. Sotto il cappello di Via della Narrazione sono nati i progetti Taramot e La Machinetta del Caffè. Quest’anno abbiamo coinvolto artisti, montato installazioni, ci siamo dispersi nelle piazze e nelle strade di Udine. Nel frattempo i vari progetti continuano a esistere sul Web e nelle persone. Perché la narrazione è un imprescindibile avvicinamento alla conoscenza. Perché tutto è narrazione. Perché tutti noi siamo narratori.

Per dare continuità alle nostre iniziative, abbiamo fondato una associazione.
Soci fondatori dell’Associzione Culturale Via della Narrazione
Andrea Ciriani
Andrea Martini
Francesco Varanini
I nostri progetti

Taramot come memoria digitale
Il sito web taramot.it è il luogo virtuale nel quale ci proponiamo di raccogliere e conservare la memoria di come il terremoto del 1976 è stato personalmente vissuto. Raccogliamo storie orali, non più di cinque minuti. Tutti sono invitati a partecipare. In vista del cinquantenario, nel 2026, quando molte persone che oggi ricordano quei giorni non saranno più con noi. Siete tutti invitati a partecipare, registrando sul sito taramot.it il vostro ricordo, e raccogliendo i ricordi di persone che vissero quel momento.
Durante la Festa della Conoscenza, le ‘voci  che ricordano’ sono state ‘esposte al pubblico’ nella sala del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine -Casa Cavazzini, nella sala dove sono ospitate le opere della Collezione FRIAM; Friuli Arts and Monuments: opere di artisti contemporanei americani donate come segno di solidarietà e compartecipazione, sull’onda dell’emozione causata dal terremoto.
Le voci di chi visse il terremoto saranno quindi una simbolica restituzione. Un dono contraccambiato con un altro dono.

Taramot come Installazione artistica
Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, 1 luglio-30 settembre
Via Cavour, Udine, 1, 2 e 3 luglio  2016
Idea e visione di Francesco Varanini, sviluppata dal Collettivo Artistico Taramot:
Il ricordo del terremoto è un documento. Latino docere, insegnare. Il terremoto è insegnamento, formazione. Ha cambiato la vita delle persone che hanno vissuto l’esperienza. Attraverso le narrazioni di coloro che lo hanno vissuto, il terremoto può essere con-vissuto da coloro che seppero allora del terremoto da lontano, e da coloro che sono nati in anni successivi.
Di qui la raccolta di tracce digitali di memoria riferita a qui giorni. Il sito web taramot.it permette di raccogliere narrazioni riguardanti la personale esperienza del terremoto. Narrazioni orali brevi, quattro minuti: dove ero, cosa facevo, cosa è rimasto nella mia memoria. Le narrazioni sono brani di autobiografia personale, ri-conoscenza di sé. Tenute insieme dal codice digitale conformano una storia aperta, leggibile in differenti modi, un coro di voci che transita dal passato al futuro. Il progetto prevede l’accumulazione di storie per i prossimo dieci anni. Quando saranno passati cinquant’anni dal terremoto, molte persone che hanno vissuto l’esperienza non saranno più con noi, ma saranno ancora vivi, fonte di conoscenza, attraverso la loro voce registrata.
Ricordare è andare oltre i confini. Ricordare è vivere la differenza.
Greco diaphorá, ‘portare attraverso’. La diversità stabilisce confini. La differenza continuamente li attraversa. Ogni passaggio, ogni movimento nello spazio urbano, è fonte di esperienza. Continuamente viviamo terremoti, possiamo narrarli e trarne conoscenza, per andare oltre lungo il cammino. Se il terremoto è la ferita, l’arte è la cura.
L’uno non è mai in conflitto con il molto.
Nell’epoca del codice digitale, l’arte si fa ipertestuale, multimediale, interattiva: parole pronunciate, parole scritte, segni grafici vergati su un supporto con una penna o con un pennello, suoni e musica. I mezzi e le forme si ibridano, abbassando il divario tra artista e fruitore. Il progetto artistico, nel suo essere differenza, nel suo andare di qua e di là continuamente attraversando confini, prende spazio sulle pareti, in proiezioni notturne, ed entra nei luoghi museali.
La storia della collezione FRIAM è emblematica. Colpiti dal dramma del terremoto, in quei tragici giorni del ’76  lo scultore e pittore Carl Andre e Thomas B. Hess, editor di Art News e critico del New York Times, chiamano a raccolta finanzieri, politici, operatori del mondo dell’arte, artisti.
Opere di Willem de Kooning, Roy Lichtenstein, Sol Le Witt, Donald Judd, Frank Stella, Lee Krasner, Horst P. Horst e altri vengono donate a sostegno della ricostruzione.
Le opere non vennero vendute. Sono ora esposte in Casa Cavazzini. L’installazione artistica Taramot trova qui la sua sintesi e la sua conclusione. Conclusione  che è apertura, transito oltre confini di tempo e di luogo.
Le narrazioni orali raccolte tramite il sito web taramot.it -trasformate in brusio, sommesso coro, canto collettivo- sono offerte nella sala di Casa Cavazzini che ospita le opere della Collezione FRIAM. Simbolica restituzione del dono offerto dagli artisti americani. Espansione dell’opera degli artisti americani, trasformata così in essenziale componente di un’arte ambientale che coinvolge la popolazione friulana che visse quel dramma. L’installazione resterà esposta in Casa Cavazzini dall’1 luglio fino al 30 settembre 2016.

CRACK
CRACK è un’opera d’arte partecipata nata da un’idea da Andrea Martini. Via CAvour, nel centro di Udine, è ribattezzata Via della Narrazione. Al numero 14 di via Cavour si trova Casa Cavazzini. In via Cavour, lungo il cammino che porta i passanti verso l’ingresso di Casa Cavazzini è stata posata, l’1, 2 e 3 luglio 2016, CRACK.
CRACK è un monumento inteso come creazione di una stretta relazionale con il contesto e con le memorie del luogo, è un lavoro esperienziale, dinamico, che recupera l’accezione primitiva di rappresentanza, svicolato dalla tradizionale visione di monumento come posa del manufatto artistico prodotto in studio e riprodotto in scala monumentale sul suolo pubblico.
CRACK è una crepa di 100 metri lineari tracciata su pannelli e poggiata a terra, lasciata nelle mani dell’agire collettivo per la durata dell’evento, prima di migrare simbolicamente nelle stanze di Casa Cavazzini, ricongiungendosi all’archivio nomade di Taramot.
In CRACK la crepa suggerisce l’immagine semiotica di una ferita aperta e insieme di un’unità che si divide, che genera un vuoto carico di tensione e bisognoso di cure. La sua realizzazione e il suo completamento sono affidati alle persone, ai cittadini, ai passanti invitati ad imprimere su questa crepa la loro storia, disegni, simboli che raccontino la storia dell’Orcolat, del terremoto.  L’esperienza collettiva che diventa conoscenza è la cura che rende questa ferita una cicatrice, una nuova unione e allo stesso tempo memoria indelebile.
L’opera viene quindi realizzata per, dal e con il pubblico, creata da una comunità che ne è il contenuto e allo stesso tempo l’autore, annulla la distanza tra artista e fruitore, colmando, ancora, un vuoto.
Come sul corpo per riparare una ferita interviene tutto l’organismo, allo stesso modo sull’installazione potrà intervenire chiunque. Come nella ricostruzione post sisma è stato prezioso il contributo di tutti, allo stesso modo sarà valorizzata l’opera nella sua valenza di vuoto e pieno contemporaneamente: l’opera è di tutti perché non è di nessuno.
E in questo momento storico di crisi, di fratture, di traumi sociali, culturali ma anche terresti, forse il fare insieme, il percepirsi nella diversità può essere la chiave per un nuovo modo di crescere.
L’ estremo atto di gentilezza e di rispetto compiuto 40 anni fa, nei confronti della città e del futuro dei suoi abitanti, questa cura nell’assicurare una crescita nonostante o forse proprio a causa del dolore, non è una traccia di morte, è all’opposto una traccia di vita. Artisti rinomati, ma anche bambini, semplici passanti, hanno contribuito a CRACL in quei tre giorni di luglio.
Oggi CRACK procede nel suo viaggio, un percorso di crescita e di arricchimento La troviamo posata a Gemona del Friuli, sabato 17 e domenica 18 settembre. Posata perché vi aggiungano nuovi segni.

Frammenti
Frammenti è un opera collettiva composta dalle opere individuali di quarantacinque artisti cge hanno lavorato per strada a Udine, in via della Narrazione, il 2 luglio 2016. Artisti provenienti dai comuni delle province di Udine e Pordenone che sono stati dichiarati medaglia d’oro al valore civile a seguito del terremoto del 1976.
Terremoto come rottura della continuità, come cambiamento, come rinascita. Le opere sono personali, ma hanno vincoli di formato. Cosicché mantengono la loro autonomia e la loro individualità, ma possono essere intese come moduli di un’opera collettiva – similmente a come le singole voci narranti del progetto Taramot costituiscono un unico testo, un coro. Il supporto su cui verranno create le opere è un pannello esagonale che ricorda la cella dell’alveare, questo permette di accostare ogni singola opera all’altra creando una struttura organizzata che coopera in armonia senza vuoti, l’unicità espressiva e di contenuti dell’artista mantenendo la sua unicità viene messa al servizio della composizione totale rimarcando il fatto che la diversità è una risorsa.

Quarant’anni dopo
La ricostruzione del Friuli è un esempio di come un popolo, caratterizzato da una forte identità, ha avuto la forza e la determinazione che hanno permesso di ricostruire quanto era stato distrutto dall’evento naturale.
Quarant’anni dopo siamo di fronte a un altro terremoto: un terremoto economico e sociale.
Dopo il terremoto del 1976 la ricostruzione avvenne rapidamente. Ma si trattava appunto di ‘ricostruzione’: ricostruire la casa, la fabbrica, le chiese, i paesi.
Oggi siamo chiamati ad immaginare come, a partire da un terremoto economico e sociale, si possa costruire qualcosa di nuovo.
Così le opere degli artisti, e dei cittadini, che hanno partecipato a CRACK e a Frammenti possono essere intese come trasformazioni: l’arte trasforma il ricordo della catastrofe in energia tesa verso la progettazione del futuro.
Il terremoto, poi, si è nuovamente fatto sentire in Centro Italia nell’estate scorsa. Lasciando dietro di se morte, danni materiali, profondi segni nelle memorie di chi ha vissuto quei momenti. Questo evento non può lasciarci indifferenti, perché conosciamo bene quel dolore. Gli artisti americani ci donarono le opere ora raccolte nella Collezione FRIAM. Ci donarono il frutto della loro arte. Oggi noi cercheremo di ripercorrere la stessa via al fine di aiutare i nostri fratelli del Centro Italia.

Stilisti assieme per le popolazioni colpite dal sisma
Abbiamo chiamato delle stiliste locali e chiesto loro di confezionare alcuni capi di alta sartoria. Questi Abiti serviranno per acquistare beni da spedire a chi in questo momento ha perso moltissimo di ciò che aveva.

Un’opera d’arte per le popolazioni colpite dal sisma
Gli artisti presenti a Gemona realizzeranno un’opera che verrà donata agli abitanti dei comuni toccati dal sisma nel Centro Italia.

Perché stiamo facendo questo
Sentiamo spesso dire “siamo tutti uguali”. Ma questa è una sciocchezza dettata dalle nostre paure e dall’incapacità di accettare le differenze. Crediamo che la differenza sia un valore aggiunto. Crediamo che ogni singola persona meriti di essere posta nelle condizioni di esprimere i propri talenti. Crediamo che parole come dialogo, cultura, cooperazione possano portare alla rinascita se siamo disposti a sacrificare una parte del nostro ego.
Vittime della competizione, dei nostri capricci, delle nostre paure, abbiamo costruito muri che ci dovevano proteggere ed alla fine ci siamo imprigionati. Quel muro che ci da l’illusione della protezione è anche la barriera che ci impedisce di vedere cosa c’è oltre le nostre convinzioni. I progetti di Via della Narrazione sono nati da collaborazioni aperte, dove nessuno è stato escluso e tutti si sono posti al servizio di un bene superiore.

Dono, reciprocità, restituzione
Quarant’anni fa un gruppo di artisti americani, con le opere raccoltre nella Collezione FRIAM, hanno testimoniato la loro vicinanza a noi, nel momento in cui vivevamo una grave difficoltà. Oggi, parlando sempre il linguaggio dell’arte, vogliamo contraccambiare. Vogliamo offrire le opere collettive frutto del lavoro di artisti e cittadini come espressione tangibile del ringraziamento friulano a chi ci ha aiutato con i mezzi che aveva a disposizione. E’ nostra intenzione donare le opere create a Udine l’1, 2 e 3 luglio a Udine e il 17 e 18 settembrea Gemona, alla città di New York.
Il coro delle voci che ricordano, Crack e Frammenti sono la simoblica sintesi di ciò che è la cultura del Friuli e dell’Italia. Testimonianza artistica, ma anche antropologica e sociale della nostra contemporaneità.

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