Vibro

Vibro  è un’opera di arte cimatica interattiva ideata da Andrea Ciriani in collaborazione con Andrea Martini e Vittorio Cirio installata negli spazi di Via della Narrazione che ospita le membra e il corpo di questa installazione: una cassa audio, un amplificatore, alcune lastre e una pulsantiera. Si vedono questi oggetti ma questi oggetti non sono Vibro. Vibro risiede dentro ogni fruitore perché l’opera sono la voce e l’intenzione che riposano tra il nostro cervello e i nostri polmoni.

L’arte cimatica  affonda le sue radici su un principio scientifico universale, quello secondo il quale le onde sonore hanno un effetto morfogenetico, agiscono cioè sul mondo fisico creando delle forme.

Anche la nostra voce quindi produce effetti sulla materia ogni volta che parliamo, cantiamo, interagiamo con le altre persone; nel momento in cui compiamo una di queste azioni disegniamo geometrie di un’armonia e di una complessità uniche e meravigliose. E siccome tutto è materia, noi stessi lo siamo, l’aria è un’enorme tela sulla quale danzano le nostre interazioni, i nostri desideri e le nostre intenzioni e sulla quale agiamo come artisti disegnando il mondo. Gli incontri e gli scontri delle nostre parole producono segni, piccoli, bellissimi traumi nell’etere che l’artista attraverso Vibro rende visibili.

Le persone, durante le giornate del festival, sono invitate  a prestare la propria voce attraverso un microfono, le onde sonore vengono campionate e sintetizzate dall’artista che le restituisce visivamente facendo vibrare una lastra ricoperta di sabbia. L’opera d’arte consiste nello svelamento della propria voce e delle propria energia, nel disegno che queste formano sulla materia.

Ma ci sono ben altre vibrazioni che 40 anni fa hanno prodotto ben diverso tipo di segni sulla materia. Quelle vibrazioni hanno causato il crollo di interi paesi e spezzato molte vite, lasciando disegnato sulla terra di Udine un paesaggio brusco e disarmonico, un’immagine decomposta, sfrangiata e sconsolante.

L’opera si collega all’archivio mobile di Taramot all’interno del quale sono stati raccolte le storie di coloro che hanno vissuto quel terribile momento. Di queste narrazioni l’artista prende un estratto e lo converte in onde sonore che disegnano sulla lastra l’icona simbolica di un’armonia possibile, realizzabile grazie alla volontà collettiva di costruire un futuro attraverso la cooperazione e la necessità condivisa di raccogliere la memoria e farla agire sul presente come sapere, come suono, come immagine. 

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