Taramot

 

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Taramot (www.taramot.it)

Installazione artistica
Via Cavour, Udine, 1, 2 e 3 luglio  2016
Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, 1 luglio-4 settembre
Nel quadro di Conoscenza in Festa, Udine, 1, 2 e 3 luglio  2016

Idea e visione di Francesco Varanini, sviluppata dal Collettivo Artistico Taramot:

Marco Bruschi, Andrea Ciriani, Vittorio Cirio, Federico Fabris, Keun Kindred, Lara Fiorini,   Andrea Martini, Martina Montagnani.

 

Ricorrono i quarant’anni dal Terremoto che ha flagellato il Friuli. La memoria è mostrata come istallazione artistica durante i tre giorni di Conoscenza in Festa, Udine, 1, 2 e 3 luglio 2016, in via Cavour, trasformata per l’occasione in via della Narrazione.

Il ricordo del terremoto è un documento. Latino docere, insegnare. Il terremoto è insegnamento, formazione. Ha cambiato la vita delle persone che hanno vissuto l’esperienza. Attraverso le narrazioni di coloro che lo hanno vissuto, il terremoto può essere con-vissuto da coloro che seppero allora del terremoto da lontano, e da coloro che sono nati in anni successivi.

Di qui la raccolta di tracce digitali di memoria riferita a qui giorni. Il sito web taramot.it permette di raccogliere narrazioni riguardanti la personale esperienza del terremoto. Narrazioni orali brevi, quattro minuti: dove ero, cosa facevo, cosa è rimasto nella mia memoria. Le narrazioni sono brani di autobiografia personale, ri-conoscenza di sé. Tenute insieme dal codice digitale conformano una storia aperta, leggibile in differenti modi, un coro di voci che transita dal passato al futuro. Il progetto prevede l’accumulazione di storie per i prossimo dieci anni. Quando saranno passati cinquant’anni dal terremoto, molte persone che hanno vissuto l’esperienza non saranno più con noi, ma saranno ancora vivi, fonte di conoscenza, attraverso la loro voce registrata.

Il ricordo del terremoto è un monumento: una installazione campeggerà come una crepa, una ferita in via della Narrazione. Monumento: monito, ammonimento. Messaggio che parla di un passaggio, e che riguarda il presente e il futuro.

Il passaggio, il passeggio lungo via della Narrazione, è l’occasione per ricordare il terremoto: sia ascoltando le voci di coloro che l’hanno vissuto, sia lasciando ad animatori presenti lungo la via il proprio ricordo del terremoto. Ricordare è andare oltre i confini. Ricordare è vivere la differenza.

Greco diaphorá,portare attraverso’. La diversità stabilisce confini. La differenza continuamente li attraversa. Ogni passaggio, ogni movimento nello spazio urbano, è fonte di esperienza. Continuamente viviamo terremoti, possiamo narrarli e trarne conoscenza, per andare oltre lungo il cammino. Se il terremoto è la ferita, l’arte è la cura.

Saranno quindi offerte a passanti e i visitatori, nel loro transito attraverso via della Narrazione, occasioni per sperimentare passaggi e trasmutazioni: passaggi come evoluzione del senso di un testo scritto, passaggi come il venire alla luce di una narrazione che emerge dalla quotidiana vita di lavoro, passaggi dove il suono della voce, strutturando la materia, si trasmuta in immagine.

Sabato 2 luglio il progetto si apre al contributo di ogni artista friulano che voglia partecipare: l’esperienza del terremoto è liberamente vissuta da ogni artista. Al termine della giornata le opere saranno montate in opera collettiva. Come la voce di ogni friulano che ricorda costituisce una testimonianza unica ed originale, così ogni opera di ogni artista resta frutto del suo genio individuale. Ma l’unicità dell’opera può in ogni caso essere intesa come contributo ad un’opera collettiva. L’uno non è mai in conflitto con il molto.

Nell’epoca del codice digitale, l’arte si fa ipertestuale, multimediale, interattiva: parole pronunciate, parole scritte, segni grafici vergati su un supporto con una penna o con un pennello, suoni e musica. I mezzi e le forme si ibridano, abbassando il divario tra artista e fruitore. Ogni passante, ogni visitatore, è invitato ad aggiungere alla crepa che ferisce via della Narrazione un proprio segno, una propria traccia, un proprio ricordo.

Il progetto artistico, nel suo essere differenza, nel suo andare di qua e di là continuamente attraversando confini, prende spazio sulle pareti, in proiezioni notturne, ed entra nei luoghi museali.

In via Cavour, ribattezzata via della Narrazione,  Casa Cavazzini è sede del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea. Qui sono ospitate le centotredici opere della Collezione FRIAM (Friul Arts and Monuments).

La storia della collezione è emblematica. Colpiti dal dramma del terremoto, in quei tragici giorni del ’76  lo scultore e pittore Carl Andre e Thomas B. Hess, editor di Art News e critico del New York Times, chiamano a raccolta finanzieri, politici, operatori del mondo dell’arte, artisti.

Opere di Willem de Kooning, Roy Lichtenstein, Sol Le Witt, Donald Judd, Frank Stella, Lee Krasner, Horst P. Horst e altri vengono donate a sostegno della ricostruzione.

In virtù di vicende e di scelte che narreremo nel pomeriggio di venerdì 1 luglio, le opere non vennero vendute. Sono ora esposte in Casa Cavazzini. L’installazione artistica Taramot trova qui la sua sintesi e la sua conclusione. Conclusione  che è apertura, transito oltre confini di tempo e di luogo.

Le narrazioni orali raccolte tramite il sito web taramot.it -trasformate in brusio, sommesso coro, canto collettivo- sono offerte nella sala di Casa Cavazzini che ospita le opere della Collezione FRIAM. Simbolica restituzione del dono offerto dagli artisti americani. Espansione dell’opera degli artisti americani, trasformata così in essenziale componente di un’arte ambientale che coinvolge la popolazione friulana che visse quel dramma. L’installazione resterà esposta in Casa Cavazzini dall’1 luglio fino al 4 settembre 2016.

 

Il Collettivo Taramot ringrazia l’Assessorato alla Cultura di Udine e Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea. E gli sponsor DomusGaia e Winefathers. Senza il loro supporto l’installazione artistica non avrebbe potuto essere realizzata.

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